
Che cos’è il Design Thinking?
Il Design Thinking è un metodo creativo utile alle singole persone, ai team ed alle aziende per affrontare e risolvere problemi complessi (wicked problem).
Il termine design viene dal francese dessin che in italiano significa “disegno”.
Il significato principale e più comune della parola disegno è quello di rappresentazione di oggetti della realtà e della fantasia; essa ha assunto poi anche un altro significato: progetto, programma e schema.
Traduciamo così Design Thinking in: pensare/progettare in modo creativo, efficiente e piacevole allo sguardo, con l’aiuto di schemi e/o di disegni.
La creatività è la capacità della mente di inventare e/o creare qualcosa usando insieme sia la fantasia sia l’innovazione unendo competenze tecnico/analitiche ed esecutivo/progettuali di tipo originale.
Fino ad alcuni anni fa si supponeva che essa nascesse solamente in alcune persone in speciali momenti della giornata e/o della vita. Seppur questo aspetto può essere vero per alcune persone estremamente dotate (creatività pull), in cui l’istante creativo arriva inaspettato e trascina tutto il processo dell’ideazione, per la maggior parte di noi tutti, viceversa, essa è il frutto di una serie di fasi nelle quali si compiono delle azioni stabilite (creatività push): si provoca il processo perché lo si vuole. Quest’ultima forma è quella tipica del Design Thinking.
Elementi che costituiscono il Design Thinking e la sua metodologia
Esso è diventato una disciplina per la quale è necessario assumere l’approccio mentale che unisce sia il mindset dinamico (come indicato dalla Dweck) sia quello del gioco infinito (come indicato da Sinek) sia quello del designer (come indicato da Osterwalder). In sintesi, esso è caratterizzato (vedi sezione grigia della Figura 1):
- dalla creatività
- dal mettere al centro le persone
- dall’apprendere sempre
- dal pensare in modo globale
- dall’unire il ragionamento analitico con quello intuitivo
- dal credere che esistono sempre diverse soluzioni a ciascun problema
- dall’agilità e dalla velocità
- dal fare per primo la cosa giusta

Inoltre, le modalità di svolgimento delle fasi del Design Thinking (vedi sezione gialla della Figura 1) avviene nel seguente modo:
- la collaborazione e la co-creazione
- l’attenzione alla successione delle fasi
- il fare ricerca
- il pensare in modo abduttivo
- il procedere in modo incrementale
- fare prototipi e testarli
- usare l’intuito, ma cercare sempre la replicabilità
- la rappresentazione e la sintesi
In queste fasi vengano compilati, dal singolo o dal team, i vari specifici canvas. Il più conosciuto dei quali è il Business Model Canvas (vedi Figura 2).
Le qualità dei canvas (vedi sezione verde della Figura 1) sono:
- funzionali all’obiettivo
- strumenti visuali che facilitano visione e condivisione
- sempre integrati nella fase, da soli non generano valore
- utilizzati per scopi specifici
- presi in prestito da diverse discipline
- tecniche che facilitano la ricerca e i test
- guidati dallo storytelling nel passaggio da un canvas all’altro
- potenti riduttori della complessità

Le fasi
Il Design Thinking è un metodo che serve per analizzare e risolvere problemi complessi in modo creativo.
Si svolge in cinque fasi, così come indicato dall’Università di Stanford dove è nato, che sono:
- emphatize – analizzare – osservare ed intervistare per analizzare il problema
- define – capire – comprendere il problema dai vari punti di vista
- ideate – progettare – cercare varie possibili soluzioni al problema
- prototype – organizzare – fare un progetto della soluzione prescelta
- test – sperimentare – verifica pratica se e quanto il prototipo sia in grado di risolve il problema
Le fasi “analizzare” e “capire“ sono state da noi unificate nel concetto del “Pensare“. Da qui il significato del nome Pensare P.O.S. (vedi Figura 3)

Futuro del Desing Thinking
Il Design Thinking è uno strumento gestionale che viene anche utilizzato per trattare problemi complessi aziendali, che hanno alti rischi decisionali ed esito incerto.
Esso è impiegato, oggi, nelle imprese con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, sia per realizzare un prodotto nuovo da immettere sul mercato (sprint execution), sia per creare e alimentare una cultura organizzativa ed una mentalità adatta ad affrontare con fiducia i processi di innovazione (creative confidence), sia per esaminare le nuove vision e mission aziendali (innovation of meaning).
Nei prossimi anni il Design Thinking troverà maggiore applicazione come bussola per il cambiamento:
- in numerosi e differenti campi personali, come la scoperta e gestione del Personal Branding ed il proprio orientamento di studio e di lavoro;
- nei team, sia che essi siano gruppi di lavoro oppure semplici gruppi di persone riunite insieme per altri scopi;
- nelle startup, per trovare il proprio modello di business fattibile, desiderabile, sostenibile, ripetibile e scalabile;
- nelle PMI e nelle grandi aziende, per cambiare il modello di business e renderlo aderente alle nuove esigenze del segmento di clientela;
- nella Pubblica Amministrazione, per rendere migliore l’esperienza degli utenti
- nella Sanità – Health Design
- nel mondo del Diritto – Legal Design.
Sarà, infine, utilizzato in nuovi campi come l’economia digitale e circolare, l’innovazione sociale e lo studio di soluzioni per i rischi catastrofici (ad es. pandemie e maxi-terremoti ecc.).
Concludendo, possiamo affermare che il Design Thinking è una disciplina che, seppure ancora giovane, ha molti elementi di forte impatto e grande coinvolgimento per ben gestire il cambiamento.